L’endoscopia ipofisaria è una tecnica chirurgica che prevede l’inserimento di un endoscopio, ossia uno strumento lungo e sottile, dotato di un’ottica (un sistema di lenti che permette di vedere sul fondo di una cavità) e di una luce, all’interno di una narice del naso, evitando quindi di incidere la pelle e di aprire la scatola cranica.

È considerata la soluzione chirurgica di prima scelta per rimuovere gli adenomi dell’ipofisi e gli altri tumori della base cranica, come meningiomi, craniofaringiomi, metastasi o altri.

Attraverso le narici, orifizi naturali del nostro corpo, è anche possibile inserire altri strumenti, come un aspiratore, pinze o mono/bipolari per controllare eventuali sanguinamenti.

Grazie all’endoscopia ipofisaria è possibile vedere in profondità e da vicino l’ipofisi e le sue patologie, controllare l’asportazione nei dettagli e preservare la parte sana dell’ipofisi.

Il Paziente tollera molto meglio questa tecnica ed i tempi di recupero sono molto più rapidi.

 

APPROFONDIMENTO:

Cos’è l’Ipofisi?

È una ghiandola situata al centro della base cranica, sotto il cervello e connessa ad esso da un peduncolo. È alloggiata nella “sella turcica”, una sorta di nido d’uccelli osseo.

L’Ipofisi è come un direttore d’orchestra, dirige e coordina il funzionamento di altre ghiandole ed organi del nostro corpo.

 

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    Ci tengo in modo particolare a sottolineare che nessuno dei contenuti di questo sito può sostituire in alcun modo una corretta diagnosi. La descrizione contenuta in questa pagina, così come per tutte le altre, va dunque intesa come informativa. Per arrivare ad una corretta diagnosi il paziente deve essere prima di tutto visitato. Potrebbero poi essere necessari ulteriori approfondimenti clinici come esami emato-chimici, indagini radiologiche ecc., prima di arrivare ad una corretta diagnosi finale. Ed è solo così che poi si possono valutare le terapie più opportune. Siano esse di tipo conservativo, come ad esempio la fisioterapia, farmacologica, chirurgiche o la combinazione anche delle tre insieme. Mario Giarletta
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