# Idrocefalo acuto e cronico

Si tratta di una condizione caratterizzata da un accumulo di liquido cefalo-rachidiano (il normale liquido del nostro sistema nervoso), che determina la dilatazione di uno o più “ventricoli cerebrali”, alcune cavità del nostro cervello in comunicazione tra di loro e all’interno delle quali defluisce il liquor.

Tale condizione si definisce “acuta”, quando compare improvvisamente in breve tempo, talvolta in seguito ad una emorragia, oppure “cronica”, quando la sua comparsa si verifica nel tempo, ad esempio in presenza di una ostruzione cronica.

Il trattamento è rappresentato dal posizionamento di un catetere nei ventricoli, che permetterà di far defluire l’eccesso di liquor verso l’esterno del corpo (DVE) oppure in maniera permanente in cavità addominale (DVP).

In presenza di un’ostruzione, questa può essere bypassata mediante una procedura chirurgica endoscopica, definita ETV, Terzo ventricolo-cisternostomia endoscopica, ossia creando un’apertura sulla base del terzo ventricolo, una delle cavità posta sulla base del nostro cervello.

Si crea così una comunicazione con gli spazi presenti intorno al cervello.

La tecnica chirurgica utilizzata è la DERIVAZIONE VENTRICOLARE ESTERNA (DVE) o VENTRICOLO-PERITONEALE (DVP) >

 

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    Ci tengo in modo particolare a sottolineare che nessuno dei contenuti di questo sito può sostituire in alcun modo una corretta diagnosi. La descrizione contenuta in questa pagina, così come per tutte le altre, va dunque intesa come informativa. Per arrivare ad una corretta diagnosi il paziente deve essere prima di tutto visitato. Potrebbero poi essere necessari ulteriori approfondimenti clinici come esami emato-chimici, indagini radiologiche ecc., prima di arrivare ad una corretta diagnosi finale. Ed è solo così che poi si possono valutare le terapie più opportune. Siano esse di tipo conservativo, come ad esempio la fisioterapia, farmacologica, chirurgiche o la combinazione anche delle tre insieme. Mario Giarletta